1954. Un’esplosione di grisù in una miniera di Ribolla uccide 43 minatori. Luciano, bibliotecario di Grosseto, parte per Milano intenzionato a far saltare il torracchione sede della società mineraria. Ma qui scopre che i nemici sono molti di più di quanto pensasse: sono le segretariette secche, il milione e mezzo di formiche grigie, il fetore di ascelle deodorate, il money, la dirigenza politico-economica-social-divertentistica italiana. Così La vita agra diventa una “pisciata in prima persona sull’avventura milanese, sul miracolo economico, sulla diseducazione sentimentale”, un appello “a non muoversi, a non collaborare, non produrre”.