Considerato dall'autore un «vero peccato di gioventù», "Le storie del castello di Trezza" rappresenta uno degli ultimi retaggi del Verga pre-verista, quel «poeta delle duchesse» come lui stesso si definì durante la stagione di romanziere mondano nei bei salotti milanesi. Lontano anni luce dai pescatori della medesima Trezza ritratti nei "Malavoglia" e, soprattutto, dalla straordinaria tecnica narrativa adottata dallo scrittore siciliano per presentarceli, questo racconto appare tipicamente incardinato nel genere gotico e vagamente noir: un castello medievale fosco e tetro, un fantasma e un’antica vicenda di amore e morte. Un’atmosfera dalle nuance decadenti, quasi dannunziana ante litteram.