Dopo la morte della madre, la quindicenne Mariute e la piccola Rosute sono accolte nella baita dello zio, Barbe Zef, il quale, mentre la sorellina è ricoverata in ospedale, abusa di Mariute.
Per l'uomo, forte bevitore, non si deve drammatizzare, perché sono cose che accadono e sfuggono al controllo degli uomini.
La miseria di Mariute non è solo materiale, ma anche morale, e durerà a lungo, interrotta solo da momenti di effimera dolcezza, come il breve amore fra lei e il giovane Pieri, o la presenza affettuosa degli animali, come il suo amato cane Petòti.
Nonostante la regolare violenza inflitta dallo zio, la giovane non si ribella per proteggere l'innocenza della sorellina, oramai ritornata alla baita. Tutto sembra destinato a proseguire, ma un giorno Mariute scopre che pure sua madre subiva le stesse crudeltà che le causarono la morte. Presa dall'odio, afferrata una scure, uccide lo zio.