La figura e l'opera di Aldo Capitini (Perugia 1899-1968) si sono imposte nella società e nella cultura italiana per la loro radicalità e apertura dagli anni del fascismo fino all'esplosione del '68: un riferimento imprescindibile per le minoranze determinate ad "aggiungere all'opposizione" una visione altamente religiosa del posto di ciascuno nella natura e nella comunità degli umani. Il filosofo della "non accettazione" del mondo così com'è, il "persuaso" della nonviolenza si è raccontato nel corso di una lunga e feconda esistenza a una vastissima rete di corrispondenti, collaboratori, amici noti (come Walter Binni e Norberto Bobbio, Guido Calogero e Danilo Dolci) e di obiettori e militanti del "ben fare" provocando e sollecitando la loro riflessione e le loro scelte.