Aureliano
La sottomissione dell’Oriente
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Militare di carriera, probabilmente del tutto incolto, Aureliano seppe governare dove tanti suoi predecessori avevano fallito. Preso il potere senza spargimento di sangue, cosa rara nei decenni precedenti, iniziò liberando l’Italia dalle incursioni dei barbari e raffreddò il confine danubiano che negli ultimi due secoli aveva rappresentato una perenne minaccia. Ma soprattutto restituì a Roma il dominio sull’Oriente che negli ultimi tempi era stato di fatto assunto dal regno di Palmira, la città siriana che era riuscita a estendere il suo potere fino all’Egitto, il granaio dell’Urbs. Deposta la potente regina Zenobia, Aureliano si riappropriò di quel quadrante geopolitico di enorme importanza strategica. Poi sottomise l’impero delle Gallie, che comprendeva le Spagne e la Britannia, e che durante l’anarchia militare aveva dato luogo alla secessione da Roma, rappresentandone la spina nel fianco occidentale. Oltre ad aver restituito l’unità all’impero, Aureliano si occupò con efficacia del governo. Cinse Roma dalla cerchia di mura che porta il suo nome a otto secoli di distanza da quelle di Servio Tullio, compì riforme economiche, amministrative, giuridiche e nutrì il popolo con elargizioni alimentari. Morì per una banale congiura di cortigiani priva di rilevanza politica.