«Essere accompagnato da un libro, la sua prossimità materiale – per esempio, in certe circostanze, volersi addormentare con lui, tenendolo aperto su di me come se il mio corpo potesse continuarne la lettura – il suo formato, la sua copertina, il titolo, l’edizione. Sia dopo, sia durante il cammino, leggere qualche frase, vedere qualche parola come un nutrimento fisico o psichico, come quello di una preghiera, quello di un versetto di un salmo… per andare là dove la mia avventura mi spingeva, ignorando che cosa sarebbe accaduto. Qualunque fosse il libro scelto, molto spesso facevo l’esperienza di non poter più ritornare indietro, impossibile il dietro-front. I passi avrebbero lasciato delle tracce. E ne hanno lasciate… Bastava che la passeggiata fosse sufficientemente faticosa perché la coniugazione con la lettura prendesse una dimensione quasi angelica. Sensazione misteriosa che ho sperimentato anche dopo lunghe escursioni in bicicletta…».