Dalle Libie all'Algeria, affari nostri
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La risacca del Nordafrica in subbuglio incombe anche sull'Italia. Dei cinque Stati africani che s’affacciano oggi sul Mediterraneo, uno non esiste né è mai esistito davvero: la Libia, che per debito di onestà nei confronti di chi legge pluralizzeremo in Libie. Un altro, l’Egitto, equivale alla Valle del Nilo, fertile e sovraffollata striscia di terra irrigata dal più lungo fiume al mondo, circondata da sabbie assai mobili, tra Deserto Occidentale, Sinai e Nubia. La Tunisia, elevata dalla propaganda occidentale a modello di transizione araba dall’autocrazia alla democrazia liberale, è quotidianamente impegnata a smentirla. Restano i due grandi rivali maghrebini, Algeria e Marocco. L’una, prima potenza militare dell’Africa, stenta a controllare il proprio territorio scosso da una piazza giovane e combattiva, stanca del Pouvoir ma finora incapace di coalizzarsi attorno a una piattaforma, a un leader. L’altro, antica monarchia, è oggi percorso da un’onda di protesta certo meno gonfia di quella algerina, che si spinge però fino a infrangere il tabù dell’immunità alla critica di re Maometto VI.