Ingegnoso e ribelle, il Titano che “pensa prima di agire” è incatenato a una rupe per aver donato il fuoco all’umanità. Così il mito ce l’ha consegnato. Cosa lo condannò a tale supplizio? L’ira di Zeus sa essere impietosa e un’azione scellerata come quella di Prometeo, che preferì l’uomo alla divinità, merita una punizione esemplare: legato a una roccia, tormentato da un’aquila intenta a dilaniargli il fegato quotidianamente rigenerato. Un tormento che ci ricorda i futuri martirii; per questo Prometeo potrebbe, a ragione, essere accostato a chi per un’idea, un valore, un diritto da difendere non ha esitato a ribellarsi all’autorità. Un personaggio mitico che si fa storia e con le sue azioni, attraverso le parole di chi l’ha narrato – da Eschilo a Shelley, fino a Leopardi, Kafka e oltre –, accompagna anche noi oggi, impegnati a rifuggire tiranni e castighi mortali.