Psicanalisi, cura, libertà
Appunti per una concezione soggettivistica del lavoro clinico
Beschrijving van het boek
Questo breve ma denso testo raccoglie l’invito a riflettere intorno alle questioni sollevate dai Quaderni di Polimnia, in particolare alla decisiva affermazione di Giovanni Sias: «Se lo psicanalista non coglie che ha di fronte un uomo, senza alcuna aggettivazione che lo qualifica dal punto di vista psichico, può solo impedire quell’evento che è l’esperienza psicanalitica, anche se la chiamerà psicanalisi».
Ne consegue che uno psicanalista che non sa mettere in discussione continuamente la propria identità professionale, senza aderire a nessun “significante-teoria” se non a quelli creati all’interno del suo specifico legame col paziente, non può far bene questo mestiere. Ripeterà infatti, come un semplice epigono, modelli che sono stati validi in altre epoche o in altre situazioni cliniche, e collaborerà col paziente, magari inavvertitamente, alla costruzione di una falsa identità basata su concetti che non vengono dal soggetto in cura ma dalle teorie di riferimento dell’analista. O, ancora più gravemente, specie se lavora in apparati sanitari, si limiterà a “somministrare” la stessa tecnica, ormai ridotta a un protocollo, in base al problema mostrato, al sintomo individuato, indipendentemente dal soggetto che lo presenta e dalla sua storia, contribuendo a quella disumanizzazione del processo di cura contro cui ogni curante, pur senza fare l’eroe, è chiamato ad opporsi.