Si tratta della più antica biografia su Tommaso Moro, scritta in esilio nel 1556 da suo genero, William Roper. «Ciò che colpisce è proprio la spontaneità e la freschezza del racconto di chi era giovane, quando si svolsero i fatti narrati. Benché Roper abbia scritto solo quest'opera, non di meno pare che essa costituisca uno dei più attraenti esempi di biografie cinquecentesche in lingua inglese» (Prefazione di G. Faro): Roper non si sofferma solo sui fatti biografici, ma procede anche a una profonda ricognizione della vita interiore di Moro. Dal suo rapporto con Dio, al suo senso della giustizia sociale e la politica.