Volturno
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Il 7 settembre 1860, dopo essere sbarcato in Sicilia con i Mille e aver risalito l’Italia, Garibaldi entrò a Napoli tra ali di folla festante. L’esercito borbonico sembrava dissolto, ma non era così. Il re delle Due Sicilie Francesco II tentò l’ultima carta giocando in casa, con le sue truppe riunite e schierate su una sponda del Volturno, il fiume che delimitava a nord il piccolo territorio ancora nelle sue mani e a sud il resto d’Italia che aveva perduto. I borbonici erano ben equipaggiati con soldati formatisi nell’accademia militare e un nutrito gruppo di mercenari; a fronteggiarli c’era un esercito di volontari, con comandanti formatisi sul campo e armi decisamente inferiori in numero e qualità. Il 1° ottobre l’esercito delle Due Sicilie iniziò l’offensiva per impadronirsi di Santa Maria Capua Vetere e Caserta – dove era dispiegata parte delle truppe di Garibaldi –, per riappropriarsi poi di Napoli. Dopo una serie di scontri paralleli nell’ampio territorio della battaglia, nel pomeriggio i garibaldini cominciarono a far ripiegare i lealisti, anche grazie allo scarsissimo coordinamento delle truppe borboniche e dei rispettivi comandanti. Decisivi furono anche episodi di eroismo delle camicie rosse e di gestione delle truppe da parte di Garibaldi e dei suoi fedelissimi come Nino Bixio e Stefano Türr. A sera, la ritirata dell’esercito delle Due Sicilie lasciò Garibaldi padrone del campo e vincitore della battaglia. Il successivo incontro di Teano fra l’Eroe dei due mondi e il re sabaudo Vittorio Emanuele II sigillò l’unificazione territoriale della penisola.
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Italiaans