Divisa secondo i parametri definiti da Aristotele nella Poetica (cinque atti preceduti da un prologo con l'aggiunta di un coro), la storia, rappresentata attraverso il dialogo tra i personaggi, si avvicina e si allontana dalla tragedia, nell'ambito convenzionale delle morti finte degli amanti: il giovane pastore Aminta è perdutamente innamorato della ninfa Silvia, ma lei sembra interessata solo alla caccia. Senza successo Dafne esorta Silvia a ricambiare l'affetto per il giovane, mentre Aminta confida a Tirsi la sua sofferenza e gli rivela l'intenzione di togliersi la vita. Tipica del XVI secolo, si tratta di una favola basata non su figure ed eventi mitologici, ma su storie d'amore con un lieto fine tra semplici pastori, ambientate in un'Arcadia senza tempo. Tasso adotta gli schemi della lirica petrarchesca per rappresentare le forme della vita naturale e si afferma subito come modello del nuovo genere.