Se per cultura s’intende semplicemente il complesso non dico delle cognizioni, ma degli abiti mentali che si sviluppano con l’acquisto delle cognizioni e che rendono possibile l’acquisto ulteriore, più spedito e più vasto, di altre cognizioni, si converrà facilmente che è questa cultura appunto che fa l’uomo colto. Ma, a ben riflettere, questa cultura non fa soltanto l’uomo colto, bensì anche l’uomo. Giacchè, è troppo chiaro, l’uomo è davvero uomo, che solo tra tutti gli esseri naturali si distingue dal complesso della natura e dice perciò di esser lui, in quanto ha coscienza di essere, e però di esistere e di agire.
Coscienza, che non si può più considerare come qualche cosa di naturale, ossia di dato come primitivo; perchè ciò che naturalmente si è o si fa, può essere soltanto oggetto di coscienza: la quale perciò importa un’attività nuova e superiore, che c’è in quanto si spiega e si afferma. Una pietra è una pietra, ma non sa di essere pietra; e nè anche l’animale, per quanto senta e istintivamente operi in modo perfettamente razionale, sa di essere un animale, nè è consapevole della logica del suo istinto.