Nelle pagine sul diritto d'ignorare lo Stato, che il trentunenne Herbert Spencer incluse in "Social Statics", si afferma la tesi assai radicale che ogni individuo ha la facoltà di sottrarsi a imposizioni, costrizioni, tassazioni. Spencer non nega la necessità di istituzioni politiche e giuridiche, ma aggiunge che questi ordinamenti possono essere legittimi solo se nascono da un patto volontario, da un'azione che "confederi" tra loro individui desiderosi di finanziare alcuni servizi.
Gli uomini hanno infatti diritti naturali e, primo tra tutti, il diritto di proprietà (la facoltà di disporre dei propri beni). Per questa ragione nessuno Stato può imporre norme e pretendere risorse. Da ciò discende che tutti gli ordinamenti politici che oggi gravano su di noi sono, per Spencer, semplicemente immorali ed illegittimi.
Larga parte del dibattito libertario contemporaneo – da Murray N. Rothbard a Hans-Hermann Hoppe, a Anthony de Jasay – è una prosecuzione delle riflessioni sviluppate dal giovane filosofo inglese, che ebbe il coraggio di affermare il carattere assoluto – naturale, originario, non convenzionale – di quei diritti dell'individuo che da nessun gruppo e per nessuna ragione possono essere negati, aggrediti, messi in discussione.