In un'isola tropicale, forse "nell'interno mare di lava di un vulcano", due "negri", dal volto costretto in una museruola di ferro, Volkur e Mazzapà, fanno la guardia agli Indomabili: uomini sapienti e abietti, già "importanti e ricchi", che ora giacciono nudi e incatenati in un fossato. Unico sollievo concesso agli Indomabili, nella calura del mezzogiorno, è ricordare i crimini commessi nel passato, torturandosi le piaghe a vicenda con le punte aguzze dei loro collari. Tanta furia è però destinata a placarsi come ogni giorno verso il tramonto, col sopraggiungere dei misteriosi e leggerissimi Cartacei, padroni dell'Isola.
Sono loro a condurre ogni sera gli Indomabili e i loro carcerieri attraverso una grande Oasi verde, a un meraviglioso Lago, di cui però non potranno ricordare nulla la mattina dopo. Immergendosi nelle acque del Lago, gli Indomabili riscoprono la dolcezza e la bontà e si riappacificano coi loro carcerieri, unendosi a loro in un girotondo acquatico. Al termine di questo rito di purificazione, la voce del "Grande Cartaceo" li invita a entrare nella Città "di Carta e di Luce". È proprio nella città che si chiarisce la natura dei Cartacei, esseri nati dalle pagine di grandi libri, che bruciando costruiscono la loro casa "di vapore e luce".