Nel 1940, Stefan Zweig lascia l’Europa in guerra per gli Stati Uniti e poi il Brasile. Qui, nel 1941, un anno prima di uccidersi, scrive Il mondo di ieri, un’elegia dell’Europa che è scomparsa con la Prima guerra mondiale – il composito Impero asburgico, il fermento culturale di Vienna, Berlino e Parigi – e di quella cosmopolita e in pace che si pensava in costruzione negli anni ’20 ma disintegrata dal fascismo e il nazismo. Il mondo di ieri è il disperato tentativo di difendere il mondo che si è amato e si vede destinato a scomparire, il mondo della grande cultura – di Rilke, Hofmannstahl, Rodin, Freud ecc. – refrattaria alle esaltazioni guerresche e collettiviste.