Accusato di blasfemia per aver scritto I versi satanici, il 14 febbraio 1989 Salman Rushdie viene "condannato a morte" dall'ayatollah Khomeini. Lo scrittore è così costretto a vivere in clandestinità, cambiando domicilio sotto il costante controllo di una scorta. Gli viene chiesto di trovarsi uno pseudonimo, che la polizia possa usare per riferirsi a lui; Rushdie sceglie i nomi degli scrittori più amati, Conrad e Cechov, e diventa Joseph Anton. Ma come può vivere uno scrittore sotto la minaccia di essere ucciso? Che ne è della sua creatività? E dei suoi sentimenti? In che modo la disperazione ridà forma ai suoi pensieri e alle sue azioni? In questo memoir, Rushdie racconta per la prima volta la sua storia, che è poi la storia di una battaglia cruciale ai nostri giorni: quella per la libertà di espressione.