Amico lettore, non è mio compito insegnarti l'educazione. Tu, per me, come per gli altri che ti conoscono e ti avvicinano, sei una persona educata. Sin da quando eri fanciulletto tua madre, tuo padre, la tua bambinaia, il tuo maestro, ti dissero che non dovevi ficcarti le dita nel naso, che non dovevi portare il cibo alla bocca col coltello e che, in chiesa, entrando, bisogna cavarsi il cappello. Tutti questi dettami onde è celebre, nel tempo dei tempi, quasi quanto il nome di Dante, quello di monsignor della Casa, tutti questi obblighi di civiltà puerile, di cui discorrono, con gravità, Melchiorre Gioia e Sperone Speroni, sono impressi, nella tua memoria, da anni ed anni e son diventati, insieme con tutti gli altri minuti doveri, la consuetudine quotidiana della tua vita. Inutile il soggiungere che, più tardi diventando un giovanotto, facendoti uomo, tu, hai aggiunto, a questa educazione qualche cosa di più, un certo affinamento: tu, sedendoti innanzi a un superiore, non metti una gamba a cavalcioni dell'altra: tu, parlando a una signora, non tieni il sigaro fra le labbra: e se ti trovi in qualche ritrovo pubblico, abbassi la voce, naturalmente, nel conversare. Dunque, tu sei un uomo educato. E, se ti fermi alle apparenze, questo mio modesto piccolo libro può sembrarti inutile!