Silloge connettivista a cura di Alex Tonelli, splendidamente introdotta da Guido Antonelli e con una postfazione di Lukha B. Kremo.
La poesia connettivista si scompone, si danna, grida, si crogiola nei propri sogni/incubi, libera le parole e utilizza il foglio come tela, ma lo fa scomparendo nelle apparenze stesse, utilizzando parole in disuso, frasi criptiche, codici, lingue morte o linguaggi per macchine, ridicolizzando e rifuggendo l’ordinaria quotidianità con l’ermetismo esoterico.