Puntualmente accusati di teppismo e di ubriachezza molesta dalla stampa mainstream, travisati, in virtù delle immancabili teste rasate, fino al punto da essere descritti come simpatizzanti di estrema destra da accademici ignari della loro radicata vocazione antifascista e antirazzista, gli skinhead incarnano uno stile irriducibile alle mode correnti, ai tentativi di assimilazione del circuito mediatico, all'etica addomesticata dei benpensanti. Forti di un patrimonio che, dagli anni Sessanta a oggi, si è tramandato attraverso un preciso genere musicale e uno stile impeccabile, gli skinhead sono "il sangue che scorre nelle vene della metropoli". Risalendo alle "radici della rabbia", Federica Paradiso esplora un mondo nato nei bassifondi delle megalopoli europee, indagandone dall'interno origini, tradizioni e linguaggio (con un inserto fotografico di Fabrizio "Fritz" Barile).