Limes - Quel che resta dell'Italia
Buchbeschreibung
Limes dedica il penultimo volume dell'anno alla crisi politica, istituzionale e morale - oltre che economica - in cui versa il nostro paese, la cui natura appare ormai strutturale.Il numero si apre con una lunga intervista a Romano Prodi, in cui l'ex presidente del Consiglio e della Commissione europea analizza gli errori nel processo di costruzione della moneta unica, evidenziando altresì le ragioni dell'attuale isolamento italiano in Europa.La prima parte del numero, "Noi nel mondo senza ormeggi", ripercorre poi la progressiva perdita dei tradizionali riferimenti della politica estera italiana e sottolinea il conseguente smarrimento strategico del paese, stante l'incapacità di creare nuove alleanze altrettanto solide. Si segnalano qui gli articoli di Dario Fabbri (“Amiamo tanto l'America da non accorgerci che le siamo indifferenti”), Heribert Dieter (“Quale Italia vuole la Germania”) e Rosario Aitala (“Le cause del male, le sfide del rilancio”), oltre a un'intervista a Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla sicurezza della Repubblica (“Dalla Libia allo Stato Islamico, la storia ci presenta il conto”).L'ampia seconda parte, "Il cavallo non beve, le mafie sì", si sofferma su alcune proposte per rilanciare l'Italia e sul crescente ruolo delle organizzazioni criminali, la cui infiltrazione nel tessuto economico, istituzionale e sociale italiano ha superato il livello di guardia, minando così le chance di riscatto del paese. Segnaliamo qui i contributi di Brunello Rosa e Raffaele Cantone (“Per crescere serve abbattere la corruzione”), Alessandro Pansa ("All'Italia serve una politica industriale per non fare la fine dei Buddenbrook"), Isaia Sales (“La mafia come metodo e modello”) e Simona Melorio (“Politici e imprenditori: radiografia della camorra casalese”).La terza e ultima parte, "Italia e Svizzera: una barriera alpina?", si concentra sul rapporto con la vicina Confederazione elvetica, al momento caratterizzato da gravi difficoltà, ma anche da notevoli opportunità di sviluppo. In questa sede si evidenziano i saggi di Remigio Ratti (“2016: la rivoluzione di Alptransit”) e Mauro Guerra (“Non più spalloni: il futuro delle banche ticinesi è nei servizi”).Nella sezione "Storie di Limes", un articolo di Antonio Pennacchi (“Ajmone Finestra e il piano regolatore di Latina”) e un racconto storico di Roberto Festorazzi (“Il Duce non deve morire!”).Chiudono il numero le carte storiche selezionate e commentate da Edoardo Boria.Limes, rivista italiana di geopolitica, diretta da Lucio Caracciolo, è stata fondata nel 1993 e si è ormai affermata come uno dei più influenti e autorevoli luoghi di riflessione geopolitica in Europa.A differenza di altre riviste di geopolitica, Limes si basa sull'incrocio di competenze e approcci molto diversi. Ad essa collaborano infatti studiosi (storici, geografi, sociologi, politologi, giuristi, antropologi eccetera) ma anche decisori (politici, diplomatici, militari, imprenditori, manager eccetera), in uno scambio aperto di opinioni e in una feconda contaminazione di approcci. Salvo le opinioni apertamente razziste, in quanto tali avverse a un dibattito aperto e paritario, tutte le idee politiche e geopolitiche hanno pieno accesso alla rivista.Essa si fonda infatti sul confronto contrastivo di rappresentazioni e progetti geopolitici diversi o anche opposti. L'essenziale è che essi siano riconducibili a conflitti di potere nello spazio (terrestre, marittimo, aereo), e che siano quindi cartografabili.L'uso di cartine geopolitiche è quindi essenziale per sviluppare il confronto, e su Limes infatti la cartografia abbonda.