Nell’antichità, sul frontone del tempio di Apollo a Delfi, considerato l’oracolo per antonomasia, troneggiava la scritta gnothi sauton (“conosci te stesso”). Un’esortazione ancora più antica è l’inciso sanscrito tat tvam asi (“tu sei quello”), dove “quello” è riferito alla scintilla divina presente in ogni esperienza umana. Per riconoscerla, bisogna ritornare all’illud tempus dei miti, al c’era una volta delle fiabe. Lì troveremo il paradiso perduto e atemporale degli archetipi, dove tutto accadde per la prima volta e iniziarono le infinite imitazioni delle gesta divine da parte degli esseri umani. Per capire quali di queste ci sono più affini, si può ritornare ad un altro inizio, e precisamente quello del nostro primo respiro nell’universo, quando la firma del creatore sottoscrisse l’oroscopo di nascita. Da questa nuova prospettiva, la moderna Astrologia non è chiamata necessariamente ad anticipare il futuro, ma può trasformarsi letteralmente in ars divinatoria, attraverso cui riconoscere, assieme agli Dei che albergano nell’anima, gli archetipi zodiacali che formano il carattere inscritto nel tema natale.