A Roma, novembre
Om bogen
Il commissario Marè, sornione, buongustaio, di apparenza un po’ tonta e di attardati dinamismi, uomo di buone letture appassionato di musica e pittura, si staglia ormai, nel panorama piuttosto qualunquistico dei protagonisti “gialli”, per un’inclinazione democratica che gli permette di vedere (e di soffrire) con occhio non soltanto tecnico le nefandezze e gli orrori coi quali viene in contatto. Marè è un progressista e, per quanto sfiduciato e illividito da troppi amari disinganni, non smette di operare per un mondo meno distorto nella sua anchilosi viziosa. Egli sa per esperienza che il male alligna soprattutto nei luoghi del potere e della ricchezza, ed è lì appunto che lo portano i labirinti che si trova di volta in volta a percorrere, con la sua mole cospicua e le sue malinconie inguaribili. Marè, quindi, ha felicemente affermato, in quel teatro complicato e oscuro che è Roma col suo hinterland, la presenza letteraria di un poliziotto a dimensione civile, figura assolutamente anomala e nuova sugli scenari della nostra narrativa.
Mario Lunetta