Chiudi gli occhi
Processo allo sguardo
Om bogen
È il 14 maggio 2011, tra poche ore Ameneh Bahraminava verserà quaranta gocce di acido solforico negli occhi di Majid Movahedi che le ha lanciato in faccia una bottiglia di acido solforico, accecandola, dopo che lei aveva respinto la sua richiesta di matrimonio. La vittima, fedele di Allah, si appella alla legge sacra, alla Shari’a, e ottiene il diritto di accecare il suo carnefice – per la legge sacra, infatti, solo la parte lesa ha diritto di graziare un condannato.
Negli anni oscuri del governo di Ahmadinejad (allora presidente in carica della Repubblica Islamica dell’Iran) la storia fa il giro del mondo. In una giurisdizione nella quale una donna vale la metà di un uomo, grazie ad Ameneh il lancio dell’acido diventa un reato a tutti gli effetti in Iran. L’opinione pubblica mondiale esulta, fino al momento in cui Ameneh annuncia la sua decisione di non perdonare Majid, e qui la coscienza occidentale va in crisi.
Questa la vicenda che fa da sfondo a Chiudi gli occhi, quando a Barcellona, dove Ameneh si è trasferita per curarsi, i tre responsabili dell’Associazione contro le pene corporali che l’hanno soccorsa e sostenuta – Xavier, Annie, Abu Meddin – si trovano all’improvviso uno contro l’altro. In un gioco di rispecchiamento del politico nel privato, contrasti a lungo covati esplodono violentemente, nel tentativo di stabilire se nella decisione di Ameneh si tratta di giustizia o di vendetta.