Divina mania
Om bogen
Normalità e follia si fondono e si confondono, trovando spazio nella memoria di una bambina cresciuta all’ombra di una nonna speciale, a contatto con la sofferenza.
Nel giardino di un ospedale psichiatrico di Palermo, La Real Casa de’ Matti, una bambina, nipote della direttrice, gioca tra le aiuole e condivide un legame silenzioso e profondo con gli ospiti della struttura. Con l’innocenza e la curiosità della sua età, si muove tra evocazioni e storie non dette.
Da qui si dipana una trama di memorie e scoperte: dal vivaio dove Vito coltiva piante e frammenti del suo passato, fino ai corridoi della clinica, dove ogni volto racconta una storia di solitudine e speranza, come quella di Teresa, Germano, Ada e Carmela. La bambina impara a leggere le emozioni degli altri e a trovare un senso di appartenenza a un mondo che spesso non comprende, dove Donna Rosaria, la nonna, cerca di portare innovazione e cura attraverso l’arte e il lavoro manuale. Un mondo dove anche i muri possono parlare, se solo si sa ascoltare. Liberamente ispirato a una vicenda reale, il romanzo conduce nei meandri di una storia individuale e collettiva, ripercorrendo alcuni tratti della vita e della società degli anni Sessanta, alle soglie della promulgazione della legge Basaglia.
Divina Mania è un viaggio delicato e potente nel cuore di un’umanità fragile, un inno alla capacità di guarire e unire, un omaggio alle voci che, seppur perdute, non smettono mai di raccontare la loro storia di emarginazione e isolamento che rendono l'ospedale psichiatrico un non-luogo, specchio di una realtà altra, una prospettiva rovesciata da cui guardare quel mondo considerato "normale".
«La regola che valeva all’interno delle mura, che da allora presi a chiamare ospedale e non più manicomio, non era valida al di fuori, così come accadeva per molte altre regole. Quel luogo incantato era una riproduzione del mondo alla rovescia: ciò che fuori era normale non lo era dentro, e viceversa. Oggi, col senno di poi, avrei voluto che mia nonna mi insegnasse a non dire mai “normale” poiché nella vita ho dovuto apprendere che la norma è sempre rispetto a qualcos’altro stabilito dagli stessi uomini, a volte intesi come umanità, a volte intesi come genere, biologicamente parlando.»