Quando Gregory Bateson, nella sua ricerca verso un'Ecologia della Mente, si imbatte nel problema della Coscienza, ne esamina il ruolo nei contesti ecosistemici entro cui la specie umana si è evoluta. Egli afferma che "la coscienza è di necessità selettiva e parziale, cioè che il contenuto della coscienza è, tutt'al più, una piccola parte della verità sull'io"; è solo un "arco di circuito" della mente e in quanto tale non può apprezzare la totalità della rete mentale, compresa la rete più vasta delle interconnessioni ecologiche. Facilmente la coscienza umana si trasforma in razionalità finalizzata verso degli scopi, ma la "finalità cosciente" orientata a massimizzare un falso benessere dimostra la propria stupidità nei confronti della dimensione sistemica della natura. Gli attuali squilibri planetari ne sono il logico risultato. (tratto da "Finalità cosciente e Natura" - Conferenza tenuta nell'agosto 1968 alla London Conference on the Dialectics of Liberation, in Dialectics of Liberation, 1968)