Gente di Dublino
Om bogen
Cura e traduzione di Marina Emo Capodilista
Edizione integrale
Cronache della paralisi spirituale, politica e sociale di una città, i quindici racconti che compongono Gente di Dublino, primo grande esito narrativo di Joyce e opera fondamentale della letteratura europea contemporanea, sono lo specchio di un’Irlanda avvilita, frustrata, delusa: prigionieri della noia, dell’angoscia, dell’atrofia dilagante, impantanati nell’accidia più bieca, inariditi nell’animo e nei sentimenti, schiacciati da un ristagno generale che toglie ogni energia e impedisce l’azione, i protagonisti di queste storie apparentemente banali, di questi casi quotidiani privi di rilievo, di questi meccanismi consueti del comportamento umano tentano invano di fuggire da una patetica, disperata immobilità. Spogliando il racconto breve degli ultimi orpelli romantici con il suo realismo minuzioso ed essenziale, Joyce contribuì con quest’opera a conferirgli statura artistica e a farne il genere letterario più moderno.
«Attraversò rapidamente lo stretto vicolo di Temple Bar, borbottando fra sé che potevano tutti andare all’inferno, tanto lui avrebbe passato una bella serata.»
James Joyce
nacque il 2 febbraio 1882 a Rathgar, sobborgo di Dublino. Fece i suoi primi studi presso i gesuiti e nel 1898 si iscrisse allo University College di Dublino, dove si laureò nel 1902. Nel 1904 si trasferì a Trieste dove in breve divenne amico di intellettuali e scrittori, tra i quali Italo Svevo. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale si trasferì a Zurigo e poi a Parigi, per tornare di nuovo nella città svizzera poco prima della sua morte, avvenuta il 13 gennaio 1941. Autore di un capolavoro ancora oggi unico nel suo genere come l’Ulisse, è forse lo scrittore che più d’ogni altro ha contribuito alla nascita della letteratura moderna. Nella collana GTE la Newton Compton ha pubblicato Ritratto dell’artista da giovane e Gente di Dublino.