La Guerra del Vietnam è rimasta nella storia come il conflitto che ha nuociuto all’immagine degli Stati Uniti in tutto l’Occidente più di ogni altro evento del dopoguerra. L’intervento americano, iniziato in sordina negli anni Cinquanta per impedire l’unificazione del Paese sotto il comunismo di Hanoi – che si riteneva potesse poi dilagare in tutto il Sudest asiatico –, si è ingigantito in un conflitto sanguinoso durato undici anni, che ha causato complessivamente quasi un milione e mezzo di morti tra i militari e due milioni di civili. Le sorti della guerra furono alterne per i due fronti contrapposti e una serie di errori strategici e tattici da parte statunitense portò alla fine all’evidente impossibilità, per gli Usa, di continuare una guerra il cui esito appariva segnato. Mentre i vessilli nordvietnamiti sventolavano su Saigon, gli Stati Uniti iniziarono a livello interno un’opera di recupero delle ferite psicologiche e dell’orgoglio nazionale che si era lacerato.