I Visigoti e la rinascita culturale del secolo VII
Om bogen
Il libro affronta la storia dei Visigoti nel periodo immediatamente successivo al sacco di Roma compiuto da Alarico nel 410. I Visigoti, in un primo momento stabilitisi tra la Spagna e l’Aquitania, dopo la sconfitta di Vouillé del 507 furono costretti dai Franchi ad abbandonare la Gallia e si ritirarono nella penisola iberica con la ferma intenzione di restarvi dando vita ad uno stato destinato a diventare la loro sede definitiva. Nonostante le continue guerre contro gli Svevi e contro i Baschi, quel popolo germanico non tralasciò di impegnare le sue forze anche in ambito culturale, cosa cui contribuì non poco la sua conversione al cattolicesimo (imposta dal re Recaredo nel 587) con la conseguente ascesa nelle diocesi iberiche di vescovi cattolici imbevuti di cultura classica. Questi si applicarono assiduamente sia nella ricerca e nella raccolta di testi latini, sia nell’opera di divulgazione degli stessi attraverso l’insegnamento impartito nelle scuole, ben presto riorganizzate, non solo ad uso dei giovani delle famiglie aristocratiche, ma anche di quelli destinati alla vita religiosa. A quei saggi vescovi non sfuggiva infatti che la parola di Dio, trasmessa da un clero adeguatamente preparato, sarebbe risultata più efficace per un numero sempre maggiore di persone. Sotto il dominio dei Visigoti la Spagna raggiunse, pertanto, un notevole sviluppo culturale i cui effetti continuarono a farsi sentire anche durante i secoli della dominazione araba. In buona sostanza i Goti di Spagna diedero, forse inconsapevolmente, un fondamentale impulso a quella che senza dubbio è stata una rinascita culturale della penisola iberica; una rinascita che fu fondamentale per la preparazione di quegli “scolastici” che nei secoli successivi riportarono la conoscenza delle lettere latine nelle regioni europee un tempo dominate dall’aquila di Roma. Questo saggio «si colloca utilmente accanto alla produzione più o meno contemporanea, cui conferisce rinnovato e più compiuto spessore» (Ludovico Gatto).