Il filosofo di Monziglia o dell'impostore Umberto Galimberti
Om bogen
Il filosofo di Monziglia o dell’impostore Umberto Galimberti dimostra in modo inoppugnabile che L’ospite inquietante è una frode: un capolavoro di plagi e imposture, che Galimberti avrebbe fabbricato “perché i giovani, anche se non sempre ne sono consci, stanno male”, quindi per propinar loro un elisir di “salvezza”?, così sembra, perché nel 2008 a Le Storie il sapiente Corrado Augias infine lo raccomandò dicendo ai telespettatori: “Questo è un libro importante perché racconta che cosa sono diventati i giovani e nel racconto c’è nascosto anche forse un tentativo di salvezza.”
Ma “importante” è piuttosto leggere Il filosofo di Monziglia, un libro che narra “che cosa è diventata” la funzione intellettuale nell’allegro Belpaese dei morti viventi, e nel nostro racconto non c’è nascosto, bensì esposto in evidenza il redditizio malaffare dell’“emerito professore di filosofia morale” e dis-educatore dei giovani Umberto Galimberti.
Con la colossale impostura L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Galimberti ha gabellato la favola di un “nichilismo” personificato, che in veste di seducente Satanasso “si aggira tra loro”, cioè tra i giovani, e usando stuzzicanti lusinghe, “penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui”, insomma, succhierebbe ai giovani inermi la loro anima per una manciata di spicciole illusioni.
Ma così, a sua insaputa?, il nichilista Galimberti ha descritto gli effetti intossicanti che la lettura del libro-frode L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani ha inoculato nella mente non solo dei giovani, ma anche di genitori e insegnanti, e ancora seguita ad avvelenarli, dato che L’ospite inquietante non è affatto “forse un tentativo di salvezza”, bensì una seducente impostura che instilla una morbosa e corrosiva confusione mentale...
Perciò non sono i giovani, ma senz’altro Galimberti e i suoi “parenti” che sguazzano in “quel nulla che li pervade e li affoga”, come indubbiamente dimostra Il filosofo di Monziglia o dell’impostore Umberto Galimberti.