Il nostro seme inquieto
Om bogen
Fantascienza - racconto lungo (40 pagine) - Dopo l’apocalisse provocata dallo sfruttamento dissennato delle risorse naturali, la Decrescita Felice ha preso il potere in tutto il mondo. Ma è un’utopia ambigua?
Il nostro seme inquieto racconta un futuro prossimo governato da un potere autoritario, il Nuovo Progresso, ma con livelli di decisione fortemente decentralizzati, che gode del sostegno anche di alcuni dei protagonisti che lo considerano il male minore. È un’ideologia che pratica un’economia rurale di sussistenza, anche se sono diffusi oggetti tecnologici avanzati come telefoni e computer.
Per limitare le possibilità di una catastrofe mondiale, uno dei dogmi più rigidi del Nuovo Progresso è la decrescita della popolazione, come modalità per incidere il minimo possibile sull’ambiente: di conseguenza, è permesso procreare solo prima dei vent’anni, e un secondo figlio viene fortemente disapprovato. In una famiglia molto unita ma già per definizione anomala (sono presenti due sorelle), un adolescente si ribella e decide di fuggire dal “paradiso” del Nuovo Progresso, distorto secondo lui in una nuova conformità conservatrice.
Editor e coach di scrittura, Giulia Abbate è fondatrice con Elena Di Fazio di Studio83 – Servizi letterari, specializzata dal 2007 nel sostegno ad autori e autrici esordienti (studio83.info).
Ha pubblicato racconti apparsi in varie antologie (tra cui due Urania), il Manuale di scrittura di fantascienza con Franco Ricciardiello (Odoya, 2019), il romanzo storico La cospirazione dell’inquisitore (Fanucci 2019) e altri, sotto pseudonimo.
Cura la collana mensile di racconti Futuro Presente (Delos Digital), contribuisce a Solarpunk Italia e si occupa di fantascienza femminista con articoli per riviste e portali (Robot, Inchiostro, Linus, ZEST, Leggendaria, La Bottega del Barbieri e altri).