Il potere del knowledge management
la centralità della persona
Om bogen
L’uomo dell’anno sei TU, dichiara il “Time” con la sua copertina nel 2006, rivolgendosi ai milioni di persone che, attraverso la rete, cominciavano ad influire sugli eventi e determinare i cambiamenti. Questo messaggio formalizzava un passaggio epocale e culturale: l’entrata definitiva nell’era dei contenuti generati dagli utenti attraverso l’avvento del web 2.0 e la nascita della cultura della condivisione.
In effetti siamo nell’era in cui la tecnologia pone in evidenza il potere della conoscenza che, se opportunamente utilizzata, può aiutare a superare le crisi e produrre innovazione grazie al contributo dei molti per il “bene comune”.
Conoscenza, condivisione, motivazione e partecipazione diventano le parole chiave che, attraverso strumenti come il knowledge management, pongono al centro la persona per un recupero dell’etica sociale. Un sistema di knowledge management, correttamente organizzato, libera e trasforma in valore comune soprattutto le conoscenze pregiate dell’impresa, con evidenti risultati positivi sul prodotto o servizio e sul conto economico, garantendo un vantaggio competitivo nei confronti del mercato.
Su questo... invitiamo a riflettere.
“Voglio che lei capisca il nero di un lunedì nella vita di un operaio. Altrimenti non si può fare il mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri”: così Adriano Olivetti accolse in fabbrica negli anni Cinquanta un giovanissimo Furio Colombo. Olivetti l’aveva visto “il nero” di qualche lunedì. Tornato dagli Stati Uniti, dove aveva passato sei mesi fra industrie e catene di montaggio a studiare l’organizzazione del lavoro degli americani, era _nito in of_cina come semplice operaio. E si era fatto subito un’idea precisa. (…)L’importante è ricordare certi insegnamenti. Come quelli di un signore di Ivrea che ai suoi collaboratori amava ripetere: “Penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica...” E ripartire da qua. (Sergio Rizzo)
La lettura di questo libro è molto utile non solo per il contributo che offre all’innovazione radicale dei processi di gestione aziendale ma perché, senza rinchiudere la ri_essione dentro con_ni puramente speculativi o settoriali, stimola l’approfondimento e solleva all’attenzione temi generali, soffermandosi, in una prospettiva di impegno etico e civile, su questioni cruciali per ride_nire l’azione pubblica, sia nella dimensione del governo che in quella della politica attiva. Dimostrando il legame inscindibile che intercorre tra la costruzione di un’economia della conoscenza e la riaffermazione della centralità della persona (uomo – individuo e non più uomo – massa) nella società come nell’organizzazione di impresa, i due autori ci pongono di fronte ad una rivoluzione radicale rispetto al paradigma produttivo e sociale novecentesco e ci costringono a considerare le precise implicazioni che questa scelta comporta. (Nicola Zingaretti)
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