Il talpa
Om bogen
Un cadavere senza testa, mani e piedi viene scaricato nel bosco di Leo Delfos, ex commissario capo dell’anticrimine parigina, a Giaveno, suo paese natale, dove desidera solo trascorrere una tranquilla pensione. Lo scopre per caso, in compagnia del vecchio compagno di scuola Carlo Galletti, detto il Talpa. E siccome uno sbirro è uno sbirro per sempre, Leo accetta la sfida scoprendo, un passo dopo l’altro, prima l’identità del morto e poi i suoi trascorsi nei cinque giorni in cui è stato in paese prima del macabro omicidio. Viene così a contatto con il mondo degli ex carcerati, con torbide storie di sesso e trame internazionali che s’intrecciano e sovrappongono... La strada verso la verità sarà lunga e tortuosa. E senza esclusione di colpi.
«‘Signora Manci, non ha timore a vivere in questo posto così isolato?’ domandò quasi con noncuranza. ‘Come avrete visto, ho le mie protezioni’, rispose indicando il muro con un cenno della mano. Si fermò e per un istante lo fissò come si guarda un importuno, poi mutò atteggiamento. Allungò una mano e prese una sigaretta dal pacchetto che stava sul tavolino di cristallo, l’accese e aspirò una boccata che soffiò lentamente. Alla fine, senza scomporsi, rispose in modo diretto, con un tono che era diventato quasi provocatorio e ne aumentava la sensualità. ‘Maresciallo, è inutile che giochiamo di fioretto. Conosco la fama di cui godo in paese, ma me ne frego! La vita è mia e ne faccio ciò che voglio…’»
Un raffinato noir d’ambiente, con un passo e una nitidezza di scrittura tutti transalpini, intriso di una classicità narrativa capace di costruire la suspense a poco a poco, partendo dallo sguardo (limpido e insieme quasi affettuoso) posato su luoghi e caratteri. Vibrante e insieme crepuscolare, ironico e incalzante.