Imago Vocis
Om bogen
Singolare romanzo, la cui trama assume, fin dall’inizio, una forte connotazione teatrale, sia per l’uso spregiudicato della prima persona, sia per la particolare caratterizzazione degli ambienti, che ribalta l’assenza quasi assoluta, in apparenza negligente, della descrizione fisica e psicologica dei personaggi. Sono il tono della voce e i termini usati nei dialoghi che colorano la loro fisicità, molto più delle frammentarie informazioni che affiorano. È dalle parole che, mano a mano, prendono forma, ognuno fornito di un diverso spessore interiore, di un passato e con un destino che lo attende. Imago Vocis, appunto.
Una dolorosa vicenda privata, la scomparsa di una ragazzina, accaduta anni prima, ritorna alla luce sulle bianche spiagge caraibiche bagnate da acque tiepide. Ma la variabilità dei comportamenti umani e la presenza di verità contrastanti, talora irreali, rendono difficoltosa l’interpretazione degli eventi. In tal modo, quando un nuovo caso pare sovrapporsi e incrociarsi al primo, la scomparsa di una sposina in viaggio di nozze, emergono contraddizioni e situazioni paradossali.
A dissipare le nebbie accumulate è chiamato, suo malgrado, un mediocre e declinante antieroe, coinvolto nel deterioramento della società e della sua moralità. Egli annaspa per restare a galla, tossisce perché respira la polvere del crollo delle istituzioni e, privato dell’ossigeno-lavoro, sta rapidamente soffocando, come una gran parte degli italiani.
Il Non Eroe può anche essere in grado di dipanare l’ingarbugliata matassa che si è trovato fra le mani, può saper cogliere spiragli inattesi, ma si rende conto, con amarezza, che deve usare tutti i mezzi e gli strumenti a sua disposizione, compresi quelli non convenzionali.