La città e la palude
Om bogen
In un futuro non troppo lontano, Milano è divenuta una città-stato col nome di Menegoville. Trasformata in una metropoli di dimensioni spropositate, è divisa fra le tra principali etnie - Mandorlocchi, Salamecchi e Brumisti (cinesi, islamici e milanesi) - più una quantità di gruppi minori. La privatizzazione è selvaggia al punto che perfino le vie cittadine sono chiuse da cancelli e soggette al pagamento di pedaggio; la città è sull’orlo di una totale anarchia e a malapena è tenuta a freno dai tradizionali corpi di pubblica sicurezza e da centinaia di reparti di polizia privata. Negli anni precedenti, il city provider (sindaco) Teobaldo Quorra è riuscito a riorganizzare Menegoville sulla base di un non troppo stabile equilibrio politico, che vede in posizione dominante gli imperscrutabili Mandorlocchi, insidiati nel loro primato dagli esagitati Salamecchi, mentre i Brumisti, ormai divenuti minoranza, perseverano nell’italica abitudine di farsi ognuno i fatti propri e pertanto se ne stanno a guardare in attesa di schierarsi dalla parte del vincitore. In una situazione del genere, una crisi politica è prima o poi inevitabile. A far precipitare la situazione è il problema della cosiddetta “Palude”, un’area cittadina sprofondata in un immenso acquitrino e successivamente occupata da una schiera di senzatetto (i cosiddetti “Nomadi”). Ben presto cominciano a verificarsi una serie di azioni terroristiche che, a seguito delle indagini assegnate al capo della “Compagnia Rapida”, finiscono per portare alla luce una serie di complotti che coinvolgono praticamente tutti i nomi più in vista di Menegoville...