Mal d'America
Om bogen
Il volume si concentra sulla crisi strutturale della potenza americana, cifra sempre più evidente del nostro momento storico e parte centrale del terremoto geopolitico che squassa l'ordine mondiale, con esiti ancora ampiamente incerti ma palesemente destabilizzanti.È questa una crisi che viene da lontano, come già documentato da Limes negli ultimi anni, ma che ora sembra manifestarsi in modo evidente a causa della convulsa situazione internazionale e dell'acuirsi dei problemi socioeconomici interni agli Stati Uniti, con i relativi contraccolpi politico-istituzionali.Qui sta il tratto saliente del fenomeno americano: oltre e prima che crisi di proiezione esterna, quella statunitense è crisi di ottimismo e fiducia in sé stessi. I riverberi esterni dello sbandamento americano coinvolgono, in varia misura, tutti i soggetti con cui l'America si interfaccia. Amici e alleati, inclusi ovviamente noi europei, che contemplano con preoccupazione l'ipotesi di un disimpegno di Washington capace di attenuarne la garanzia di sicurezza. Ma anche avversari e nemici, dalla Russia alla Cina passando per Iran e Corea del Nord, tentati di cogliere l'occasione per avanzare le rispettive agende strategiche. Nel mezzo molti paesi, soprattutto del cosiddetto Sud Globale, come Turchia, India, paesi arabi e Stati del Sud-Est asiatico, la cui condotta appare orientata in questa fase da un misto di timore e opportunismo. Nella prima parte, La crisi dell'impero, si analizzano le manifestazioni della crisi americana sotto il profilo della proiezione esterna. La seconda parte, La crisi della repubblica, si concentra invece sulla "tempesta" interna al paese. Mentre la terza parte, Il fallimento delle università, esamina uno specifico ma fondamentale tratto della crisi: la degenerazione in senso qualitativo e consociativo dell'accademia, annoverata da vari osservatori – statunitensi e non – tra le manifestazioni più evidenti e dannose del "mal d'America".Limes si basa sull'incrocio di competenze e approcci molto diversi. Ad essa collaborano infatti studiosi (storici, geografi, sociologi, politologi, giuristi, antropologi eccetera) ma anche decisori (politici, diplomatici, militari, imprenditori, manager eccetera), in uno scambio aperto di opinioni e in una feconda contaminazione di approcci. Salvo le opinioni apertamente razziste, in quanto tali avverse a un dibattito aperto e paritario, tutte le idee politiche e geopolitiche hanno pieno accesso alla rivista. Essa si fonda infatti sul confronto contrastivo di rappresentazioni e progetti geopolitici diversi o anche opposti. L'essenziale è che essi siano riconducibili a conflitti di potere nello spazio (terrestre, marittimo, aereo), e che siano quindi cartografabili. L'uso di cartine geopolitiche è quindi essenziale per sviluppare il confronto, e su Limes infatti la cartografia abbonda.