Karl Popper è il filosofo che ha congelato la scienza, mettendo in evidenza l’impossibilità logica di dedurre asserzioni universali (o meglio: leggi scientifiche) dall’analisi di casi particolari, attraverso le osservazioni empiriche. In altri termini, non è possibile stabilire con certezza la verità delle teorie scientifiche, che restano solo ipotesi fallibili, anche se sottoposte a un numero elevato di verifiche. Popper ha trasferito le sue teorie della conoscenza anche sul terreno storico-politico, con una critica forte al totalitarismo, le cui radici sono state da lui individuate in Platone, Hegel e Marx. Al contrario, ha proposto una «società aperta», nella quale ogni possibile accordo politico sarebbe dovuto essere sottoposto al vaglio della critica.