Telebordello
Storie da far rizzare l'antenna
Om bogen
Un fonico lanciato sulla ribalta all’ultimo tuffo come assistente di un luminare della matematica, un agente pubblicitario che si fa in quattro per infilare lo spot di un profumo all’interno della trasmissione della Messa domenicale, una soubrette con la spiccata tendenza a inginocchiarsi, un anziano operatore che svela l’agghiacciante, per quanto grottesco, retroscena della vicenda di Vermicino: sono solo alcuni dei mostri televisivi che, affiancati a personaggi di primo piano, anonimi ma facilmente riconoscibili, ci vengono raccontati da Fausto Bertolini, uno che di televisione se ne intende. Tra aneddoti e considerazioni personali, che non scadono mai nel moralismo, ma anzi sono sostenuti da una spiccata autoironia e dalla tendenza, quasi “terapeutica”, a non prendere niente sul serio, si dipana la vicenda di Lea, ragazza bellissima quanto inadatta alla recitazione, testarda e disposta a tutto, ma proprio a tutto, pur di apparire, la quale alla fine “ce la farà” in un modo che non avrebbe mai immaginato né desiderato. A metà strada tra il romanzo e il memoriale, Bertolini ci racconta la “sua” televisione, con uno stile asciutto, brioso e senza peli sulla lingua, regalandoci un finale sbalorditivo che, al di là di ogni altra valutazione, coglie nel segno e resta impresso nella memoria per la sua capacità di rappresentare questi strani giorni.