Un altare per la madre
Om bogen
Il libro racconta l’invenzione di un dolcissimo rito di salvezza: in una famiglia contadina muore la madre, e tutta la famiglia lavora a richiamarla in vita per sempre.
Il romanzo prende le mosse dal funerale della madre del narratore in prima persona (ruolo dietro al quale, tra ricordi ed invenzione, si cela l'autore), una contadina vissuta nelle povere campagne venete della prima metà del Novecento. A partire da un oggetto ritrovato per caso, dal ripresentarsi di una situazione già vissuta si rievocano antiche memorie, di un mondo contadino a cui la protagonista aveva appartenuto ma che all'epoca del racconto (gli anni Sessanta-Settanta) andava già scomparendo sotto la spinta della modernizzazione e della civiltà dei consumi. La storia si conclude con la realizzazione, da parte del vedovo della protagonista, di un altare istoriato con un bassorilievo in rame da porre in un capitello in ricordo della scomparsa, utilizzando il materiale recuperato da vecchie pentole donate da tutto il vicinato. Tale altare troverà poi un più glorioso utilizzo in quanto, dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, sarà posto nel presbiterio della chiesa parrocchiale del paese.
Traducendo questo libro in francese, l’editore Gallimard lo dedicò a Roland Barthes, scomparso da poco. La traduttrice rumena a sua figlia, vittima di un incidente. Un lettore americano, ebreo, ne lesse tre pagine per dare l’addio al padre. L’editore islamico di Istanbul ne fece leggere alcuni capitoli in una madrassa della Moschea Blu. In America Raymond Carver lo definì «a sublime work of art». In Francia «Express» avvertì i suoi lettori: «Attention: chef-d’oeuvre».
Con Un altare per la madre Ferdinando Camon ha vinto il premio Strega nel 1978.
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