Un sospiro nel silenzio
Om bogen
Molto spesso, gli autori esordienti tendono a scrivere di sé e della loro vita in modo diretto, autobiografico, soprattutto per raccontare problemi, sofferenze, ma anche gioie e speranze. Questo è bene, naturalmente, e sovente terapeutico. Ma non è letteratura.
Perché lo sia, è necessario che l’autore sappia creare un personaggio diverso da sé, che sia, per dirla con Proust, “frutto di un altro io”, un “io letterario” e non un “io autobiografico”.
Niccolò Tonin è un autore promettente proprio perché, a soli 18 anni, è riuscito a fare questa operazione letteraria dando vita a un personaggio con cui il lettore riesce a creare un’immediata empatia, con un racconto breve e intenso, una prosa che segue il ritmo irregolare e ondivago del pensiero.
Sofia, la protagonista, ha venticinque anni e soffre di depressione e disturbo di personalità evitante. Vive sola, con l’unica compagnia del suo pianoforte e di una gattina abbandonata che trova per caso e di cui si occupa con tenerezza e sollecitudine materna. Chiusa nel suo guscio di silenzio, passa lunghe ore ad ascoltare soltanto il suo respiro. Uscire di casa, magari per fare la spesa, è un problema e la ragazza preferisce “non farsi coinvolgere” neppure da un avvenimento drammatico come la morte del padre, e si sforza di respingere i sensi di colpa nei confronti della madre che scaturiscono dai suoi comportamenti.
Un giorno, tuttavia, l’incontro con un uomo le rivelerà il piacere e l’importanza del rapporto con gli altri e farà sorgere in lei un sentimento profondo e dirompente, un amore con tutte le caratteristiche dell’infatuazione adolescenziale, un inesprimibile bisogno di tenerezza.
La vita, però, ha in serbo altre sofferenze per Sofia, anche se è attraverso la sofferenza e anche la disillusione che si cresce e, talvolta, ci si avvia verso una possibile guarigione.