Antonio Gramsci
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Antonio Gramsci (Ales, 1891-Roma 1937) abbracciò in gioventù i valori dell'autonomismo sardo, quindi si avvicino alla milizia socialista e rivoluzionaria mentre si trovava a Torino per frequentare l'università. Nel 1913 si iscrisse al Partito socialista italiano e in seguito divenne redattore del "Grido del popolo" e dell'"Avanti!": furono esperienze preziose, che lo spinsero a fondare il settimanale "L'Ordine Nuovo", rivolto alla classe operaia e l'anno seguente approvato da Lenin stesso. Passò al Partito comunista d'Italia, di cui dopo un soggiorno a Mosca (1922-23) divenne segretario e che dotò di un proprio quotidiano politico, "l'Unità".
Promotore dell'alleanza tra operai e masse contadine del Mezzogiorno, fiero oppositore del fascismo, Gramsci venne arrestato nel novembre 1926 insieme ad altri dirigenti del partito, per poi essere condannato nel 1928 dal Tribunale speciale a vent'anni di reclusione per attività cospirativa e incitamento all'odio di classe. La detenzione lo sfibrò, tanto che sarebbe morto poco dopo la scarcerazione avvenuta per amnistia, ma non gli impedì di comporre quei "Quaderni" che restano lucida testimonianza del suo pensiero.