Il giudice e Mussolini
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Allo scoccare della seconda guerra mondiale, il vecchio Mauro del Giudice vive a Vieste. La sua è una routine da pensionato: qualche passeggiata, i libri, pochi amici, la figlia adottiva Franca e sua madre Vincenza, il mare chiaro del Gargano.
E, sottotraccia, l'attività sovversiva contro il fascismo. Ma non è sempre stato così, e il passato continua a tormentarlo. Tornando indietro al delitto Matteotti, da cui prende avvio il Ventennio, lo ritroviamo presidente scomodo della Sezione della Corte d'Appello di Roma a cui fanno capo le indagini. Il processo non è di quelli facili, esecutori e mandanti nascondono la verità sotto le camicie nere ancora nuove. Tra false piste, minacce e lusinghe, collusioni e intimidazioni, Del Giudice, uomo riservato e magistrato integerrimo, oltre che umanista e appassionato meridionalista, si trova a dover sbrogliare una matassa sempre più intricata.
E scopre, pagandone le conseguenze a caro prezzo, che le ragioni della soppressione dell'onorevole socialista, oltre che nella sua denuncia al nascente regime, sono da cercare in quella dimensione oscura dove, oggi come sempre, i giochi segreti della politica si intrecciano a quelli dell'economia, e il potere, trasversale a ogni ideologia, a ogni confine, a ogni tempo, si fa semplicemente tradimento e impunita violenza.