Una scrittura fredda, oggettiva, chirurgica ci introduce in una storia di normale follia, dai risvolti surreali; tra allucinazioni del protagonista ed elettroschok.
Un romanzo, questo di Stefano Bordoni, qui al suo esordio, per il quale l’aggettivo “kafkiano” non appare esagerato, nutrito com’è di un’esperienza personale che egli ha saputo trasfigurare fino al punto da farne letteratura.