Arlecchino?
Tietoa kirjasta
«Tutto ciò che vedrete sembrerà falso e invece è tutto finto, che pare la stessa cosa e invece non lo è.» I personaggi che Marco Baliani porta sul palco non cercano autori e rifiutano la misura: stretti nei loro costumi e nei loro copioni, si agitano sulla scena, mentre il pubblico, interrogato già nel titolo, assiste al loro essere impreparati, ma solo in apparenza. La compagnia gioca con la tradizione, la usa, la irride, la celebra, e restituisce l’opera di Goldoni in tutto il suo senso vitale. Andrea Pennacchi, che per People ha già raccontato di altre sue maschere, qui veste i panni sgargianti di un Arlecchino che non si contiene e che chiede a sé e ai suoi compagni chi sia il servitore moderno, quali e quanti panni egli debba cambiare prima di vestire i propri, finendo per ricordarci che, fuori e dentro i teatri, si è sempre servitori e padroni di qualchedun altro.
«Vai Arlecchìn! Due padroni in un colpo solo. Ho la casacca perfetta per far riverenza a due o anca a più padrón, g’ho tutti i colori che servon a cambiar bandiera, a seconda de quel che convien. Se serve el rosso eccolo qua, anca se de ’sti tempi l’è un po’ sbiadito; po’ ghe xe el verde, che ’na volta tirava e ora si è smosciato; il bianco, che sta ben con tutto; il nero no, perché me vien la dermatite. Mi son pronto a cambiar casacca seguendo l’esempio de tutti quelli che la cambian tuti i dì, cambian bandiera e cambian parlantina, digono una cossa e poi digon che no l’han detta: tutto pur di non mollare le loro poltrone, un baraccón de voltagabbana! E mi che fazzo, g’ho da esser da meno? Eh, no!»