Divertimento 1889
Tietoa kirjasta
Come fa un re a evadere dai suoi doveri regali, che gli si manifestano poi per lo più come opprimente burocrazia?
È la domanda che balena nella mente non certo complessa di Umberto I, appena gli si presenta l’occasione di trattare direttamente un affare vantaggioso per le incerte finanze della Real Casa, e in più con una misteriosa e altolocata signora tedesca, e oltre tutto in Svizzera, e in incognito!
Le delizie dell’incognito sono infatti per lui quanto di più esotico e inebriante possa riservargli la vita: così, ben deciso a difendere la sua temporanea libertà, assistito da un colorito seguito di personaggi di Corte, senza i quali non potrebbe neppure muoversi, Umberto I traversa impavidamente il Gottardo, gettandosi in questa avventura finanziaria e galante, che minaccerà poi di travolgerlo in una sequenza di intrighi e incontenibili equivoci, coinvolgendo persone del tutto impreviste, dall’importuno Kaiser tedesco a un altrettanto importuno giornalista italiano che si spaccia per inglese.
Mai Morselli si è abbandonato così felicemente al suo estro inventivo, escludendo con fermezza qualsiasi sottofondo di ‘tesi’, come in questo romanzo, unica operetta italiana che sembra meritare la musica di Offenbach, deliziosa, esilarante divagazione fra «caminiere, fioriere, corriere e vaporiere», fra ministri, archiatri, ufficiali prestanti e dame gentili, dove oggetti e personaggi sono simultaneamente décor e protagonisti, e dove dell’ispido protagonista, Umberto I, viene offerto un ritratto di tale acutezza che gli storici potrebbero trarne grande profitto, se mai fossero disposti a superare i loro pregiudizi di fronte alla «letteratura».
Con ritmo di implacabile sicurezza, scandendo rigorosamente il tempo delle entrate e delle uscite come un perfetto maestro di danza, volgendo gli eventi con delicatezza verso il grottesco, Morselli ha intessuto un romanzo che tiene fede in ogni senso al suo titolo e sembra restituire discretamente alla vita un mondo che forse merita di essere ricordato soprattutto per queste sue imprese pienamente futili.
Guido Morselli (1912-1973) è stato definito come la più esemplare “proiezione dello scrittore postumo”: di ottima famiglia, cresciuto fra Bologna e la Lombardia, viene segnato dalla morte della madre e poi della sorella. Rimasto solo a rapportarsi con un padre autoritario e anaffettivo, studierà svogliatamente, per poi rinchiudersi in un ostinato isolamento fatto di letture personali e di scrittura. I suoi tentativi di ottenere la pubblicazione da parte di grandi editori italiani - fatti, a più riprese, fin dagli anni Quaranta - si riveleranno del tutto vani. Solo il suicidio, a poco più di sessant’anni, farà scoppiare un vero e proprio caso letterario che permetterà ai suoi libri di ottenere il meritato successo. Fra i suoi capolavori, tutti editi da Adelphi, è doveroso citare “Dissipatio H.G.” (1977), “Roma senza papa” (1974) e “Contro-passato prossimo” (1975).
"Con la grazia del regista di vaudeville, coi tempi teatrali di un Feydeau più compreso dal suo ruolo di capocomico, evocati ritmi cinematografici da Grand Goeschenen Hotel, Morselli allestisce uno scherzo che ha della ballata e del valzer il ritmo e la dolcezza. Abilissimo come sempre a dipingere minuziose le atmosfere, per un momento svuotato di nevrosi e paranoie (ma il lettore affezionato ce le ritroverà comunque), Morselli ci consegna con questo romanzo uno squisito ritratto di un'epoca". - Dissipatio, MAGOG