Fëdor il dilettante è una limpida meditazione narrativa sul tema dei destini incrociati: la stessa storia, vista e vissuta da tre punti di vista diversi, non è più la stessa storia, ma tre storie diverse, ognuna con i suoi moventi, i suoi esiti insondabili, la sua tragica e beffarda autonomia dalle altre. La cecità, l’incapacità di prevedere fino in fondo le conseguenze future di ogni singola azione, precludono in modo sostanziale all’uomo la possibilità di effettuare scelte del tutto consapevoli, e gli procurano pertanto la morte, ristabilendo così il paradigma tragico greco per cui nessuno dei protagonisti infine resta in vita. Ma se nessuno resta in vita, è perché in fondo nessuno possiede mezzi sufficienti per restarci, è perché ciascuno, rispetto alla soverchiante complessità della vita, non può che essere uno sprovveduto dilettante come Fëdor. Se le cose stanno così, insomma, è a causa di quella irriducibile finitudine dell’essere umano, a cui Forbus sa umanisticamente guardare con sensibile partecipazione e commossa comprensione. - Silvio Scorsi