Gli spaghetti alla bolognese non esistono
Tietoa kirjasta
È un venerdì sera come tanti alla Vecchia Bologna: ci sono le coppie che chiacchierano bevendo Lambrusco, c'è la food blogger che mangia con la forchetta in una mano e il telefonino nell'altra e ci sono i soliti turisti che osano chiedere al padrone di casa eresie come gli "spaghetti alla bolognese". Emilio Zucchini li corregge bonariamente e dirige il traffico tra sala e cucina con piglio esperto e gioviale, quando d'un tratto una ragazza alle prese con un piatto di tagliatelle comincia a gridare e contorcersi in preda a una crisi allergica.
A pochi isolati da lì, intanto, Mirko Gandusio detto il Grande Gandhi, abbattuto per aver mandato all'aria in un colpo solo il suo lavoro da buttafuori e la relazione più seria della sua vita - dopo quella con sua madre, s'intende -, si imbatte nel Duomo di Bologna e decide di entrare. Dall'altare uno sguardo misericordioso lo attrae: "è lei, la Diva, l'unica e inimitabile Madonna di San Luca, il simbolo della città", che come tutte le primavere è stata portata in processione in centro. Sarà un richiamo mistico, sarà che ormai non ha più nulla da perdere, fatto sta che Gandhi si arrampica sull'altare, raggiunge la tavola di legno che ritrae la beata vergine e, anziché inginocchiarsi ad adorarla, la stringe al petto e se la fila nell'oscurità.
È l'inizio di un weekend rocambolesco per l'intera città, ma soprattutto per Zucchini, che presto scoprirà che lo strano teatrino andato in scena nel suo ristorante e il rapimento della Madonna di San Luca sono legati a doppio filo, e si ritroverà suo malgrado impantanato in entrambi. Toccherà a lui, con le sue entrature alla Curia e le sue, meno efficaci, conoscenze in questura, dare una mano a districare la matassa e lanciarsi alla ricerca della signora più amata di Bologna.
Dalla spericolata penna di Filippo Venturi, una black comedy ancora più brillante del fortunato Il tortellino muore nel brodo: una cavalcata sfrenata che parte dalle cucine di una trattoria sotto i portici per arrivare, tra un equivoco, una ricetta, uno scherzo telefonico e un inseguimento, in cima al colle che dall'alto sorveglia la città.
Filippo Venturi (1972) gestisce una trattoria in centro a Bologna. Ha esordito nella narrativa nel 2010 per Pendragon, con cui ha pubblicato una raccolta di racconti e due romanzi. Per "la Repubblica" di Bologna ha tenuto dal 2016 la rubrica Dietro al banco, una sorta di Tripadvisor al contrario in cui è il ristoratore a recensire i clienti. Nel 2018 ha pubblicato per Mondadori la prima black comedy con l'oste-detective Emilio Zucchini, Il tortellino muore nel brodo.