Il confine occidentale
Dalla langue d'oc al movimento No TAV
Tietoa kirjasta
Secondo volume della "Tetralogia del confine" (a febbraio 2013 era uscito IL CONFINE OCCIDENTALE di Giorgio F. Siboni) al quale faranno seguito IL CONFINE SETTENTRIONALE e IL CONFINE MERIDIONALE.
Le terre ove da centocinquant’anni corre il confine italo-francese sono state per secoli altro: luoghi di passaggio, di incontro tra culture e identità religiose diverse, centro di una dominazione di Antico Regime che rimase per secoli uno Stato di passo con possedimenti di qua e di là dalle Alpi. Un mondo unito dalla lingua e dalla cultura: con un suo cuore che, nelle Alpi, tra Savoia e Piemonte, fu il Moncenisio; nel 1860 per la prima volta da lì fu fatto passare un confine presentato come lineare e inevitabile che in parte lacerò e disperse questa comunità umana. Oggi mute testimoni di quella frontiera sono le innumerevoli “fortezze Bastiani” che vegliano malinconiche le vette alpine. Per secoli, per gli uomini delle valli del Piemonte occidentale, la Francia fu terra di emigrazione per divenire nemica con l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania nel giugno del 1940. Il coup de poignard dans le dos fu causa delle richieste francesi alla fine della guerra che, rivolte all’inizio anche alla Valle d’Aosta, costrinsero l’Italia a rinunciare a Briga e Tenda in seguito al trattato di Parigi del 1947. Intento di questo saggio è presentare tematiche complesse ad un pubblico di non addetti ai lavori, poiché nonostante i tanti profondi e rapidi mutamenti avvenuti, tanto, troppo del passato continua ad essere iscritto nel nostro presente perché ci si possa prendere il lusso di ignorarlo.