“Nessun comportamento umano è inspiegabile” Alan Grant.
L’ispettore Grant non possiede nessuna delle caratteristiche di moda durante l’epoca d’oro dei romanzi gialli. Niente lunghi baffi impomatati, nessun monocolo, nessun cappello da cacciatore e niente pipa. È alto un metro e ottanta, è magro, elegante, gli abiti gli donano molto ma non è un manichino. Ha piccoli baffi alla Ronald Colman, un attore famoso negli anni Venti. Molti gli fanno notare che non sembra un ispettore di Scotland Yard e che assomiglia di più a un militare in abiti civili. Ha un sorriso “che fa sì che i suoi subordinati lavorino fino allo stremo per lui”. È ostinato, diligente, pronto ad ammettere di aver sbagliato e a ricominciare da capo.
Josephine Tey abbandona il classico cliché del detective impavido e sicuro di sé a favore di un personaggio che mostra la sua vulnerabilità. Grant non è perfetto, come dimostrano i suoi attacchi di panico, ed ha una vocina nella testa che mette in dubbio ogni sua decisione. Egli appare più umano di molti altri detective ed è, per questo, più affascinante.
La raccolta comprende sei romanzi: "L’uomo in coda", "Uno scellino per le candele", "Una questione di giustizia", "Amare ed essere saggi", "La figlia del tempo" e "Sabbie canore".