Le primavere che verranno
Tietoa kirjasta
Un romanzo d’amore che supera il tempo
La vita di Angela, la protagonista, negli anni ’70 ed ’80
Nel ’68, a soli diciassette anni, Angela conosce Luca durante un ballo ed è un vero colpo di fulmine.
Spesso lui gira attorno al vicolo di casa di lei e lancia alla finestra lettere d’amore. Ma d’un tratto sparisce e lei si rattrista.
Ma, data la sua giovane età, dopo qualche mese smaltisce le sue pene e decide, assieme alla sua migliore amica, di iscriversi all’Università di Firenze. È proprio il periodo degli anni di piombo.
La differenza tra la vita tranquilla di paese e il ritmo frenetico della città, tra scioperi degli operai e manifestazioni studentesche, balza subito ai suoi occhi.
Ma Angela è più che mai decisa ad affrontare qualsiasi difficoltà, anche per far piacere al padre. Questi è emigrato in America negli anni ’60. Di lui ha fotografie sbiadite dal tempo per la mancata presenza in famiglia. Alfine supererà ogni ostacolo, conseguirà la laurea e si affermerà professionalmente. La sua vita sentimentale, tra delusioni e gioie, avrà un epilogo imprevedibile.
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Nel gennaio del ‘68 iniziò in Italia un’ondata di scioperi per via del carovita e degli stipendi bassi.
A soffrire più di tutti i cittadini erano gli operai che percepivano un salario tale da non fronteggiare l’aumento dei prezzi, per cui nella società vi erano sempre più poveri.
In quasi tutte le case vi era un televisore e ad ogni ora venivano trasmesse al telegiornale notizie angoscianti; le manifestazioni operaie trovavano sostegno nei giovani universitari, i cosiddetti sessantottini, culminavano con l’occupazione degli Atenei…
Erano anche anni di cambiamento, di stili di vita diversi. I valori in cui credere erano stati inculcati dalla maggior parte delle famiglie, ma i giovani avevano voglia di trasgredire: nel modo di abbigliarsi, nel rientro a casa a tarda ora, nel bere al bar e nel fumare sigarette prima di nascosto e poi facendosi vedere dai genitori.
Ma questi ultimi, molto radicati nel modo di pensare tradizionale, contestavano i propri figli, pretendendo regole stabilite dalla famiglia e qualche ragazzo esuberante veniva preso a schiaffi davanti alla propria dimora dal padre:
“Ti ho detto che non fumi e, fino a quando stai a casa mia, sono io ad imporre ciò che si deve o non si deve fare. Chiaro?”
Per non parlare delle ragazze. Dovevano rientrare a casa prima che si facesse buio; d’inverno alle 17.00, d’estate alle 20.00. Qualora non fossero stati rispettati gli orari, i padri più severi attendevano le figlie davanti alla porta di casa e le punivano.